A chiunque è capitato, capita e capiterà di avere momenti bui, di dolore, di rifiuto… momenti brevi ma con conseguenze persistenti; conseguenze che sono deleterie, per noi che le subiamo e per coloro che ci stanno accanto. Chissà perché, però, quando ci accade qualcosa di bello non siamo soliti farci caso… lo diamo per scontato, come se i momenti felici fossero lapalissiani… siamo certi al cento percento che quei momenti saranno per sempre, quando invece non è affatto così. Credo che si debba iniziare a far caso a quando siamo felici perché “un’ora breve di dolore c’impressiona lungamente; un giorno sereno passa e non lascia traccia.”
Una relazione. Concetto astratto per me, che fino a circa otto mesi fa non credevo neppure ai rapporti. Quelli tra una persona e l'altra, in cui le idee si intrecciano ed i sensi si allineano; in cui non si è più soli ma si ha la capacità di vivere in una dimensione sicura in cui la solitudine si accampa lontana. Io non ci credevo e di conseguenza non credevo nemmeno potesse esistere qualcuno per cui sarei stata adatta. Era questo il punto: non riuscire ad attribuirsi le qualità giuste per poter ricevere l'apprezzamento di una persona. Ho rifiutato per tanto tempo le domande di chi si interessava e ricercato più spesso le attenzioni di chi invece non mi cercava, finendo per non ricevere conforto e decidere quindi di non accettarlo neanche più. Non so come sia accaduto, non so quale sia stato l'evento scatenante in grado di rapire le mie convinzioni e sbaragliare un equilibrio che con il pragmatismo più sottile del mondo mi ero nel tempo creata. So che è successo così, per caso, come arrivano le primavere più belle di sempre. Ci siamo incontrati sul finire di luglio tra un gruppo di amici da conoscere ed un compleanno da festeggiare. Sembrava tutto così familiare che ci veniva proprio spontaneo ritrovarci soli a parlare, col resto del mondo ai lati di un percorso che stava già solcando la via per costruirne poi il resto insieme. L'intraprendenza di digitare insicura un: “buona partenza!" e di trovare riscontro nelle sue risposte, sempre più frequenti, sempre più domande che sprigionavano la volontà di conoscermi davvero e di scoprire quello che provo, anche se nascosto da centimetri di corazza, ci ha permesso di non abbandonare quel legame che si era creato, relegandolo al luogo in cui era nato. Infatti, a festeggiamenti finiti e ad estate oramai inoltrata, io ne volevo ancora di quella leggerezza che, tra le parole di chi mi sapeva ascoltare, avevo sperimentato e vissuto e, tra un pizzico di volontà ed uno di fortuna, tutto si è realizzato grazie alla meravigliosa comunione d'intenti per la quale entrambi avevamo deciso che, comunque sarebbe andata, non avremmo voluto perderci. È così è stato, perché ad oggi posso ancora constatare la costante presenza al mio fianco di una persona che, ogni giorno di più, sto scoprendo essere fantastica. E non solo per ciò che si può notare esteriormente e nemmeno soffermandosi su quello che invece alberga nel suo cuore. L'amore che ho conosciuto si distingue per quello che di più autentico possiede che, custodito con cura tra la mente ed il cuore, diventa sempre più spesso un dono da regalare agli altri, un tesoro da vivere in due, un'emozione elevata al quadrato con la quale è possibile curare qualche graffio di questa instancabile vita di pugni. Ed i pugni da quando ce l’ho di fianco sono diventati carezze e la vita fa un po' meno male rispetto a prima, perché non procede più vacillante tra una lacrima ed un addio, ma è ancorata forte a ciò che c'è intorno per mezzo di quel filo arancione che insieme, io e lui, abbiamo creato. Quell'amore l’ho trovato per caso in un giorno d'estate
e adesso
non lo trovo da nessun'altra parte
se non in te.
A quanti chilometri di distanza dal cuore alberga la fragile ed instabile emozione in grado di infrangere le più radicate leggi dell’universo?
La puoi trovare proprio lì, sottobraccio, che cammina con te, che ti accompagna lungo quella via che neanche il mondo sa dove conduce. Si fa trovare presente ed al passo, agganciata ad ogni momento e scivola via distratta e leggera solo quando chiedi di sentire quanto sia vera. Perché in fondo lei sa bene quale sia la sua vera strada e presente, onnipotente tende il suo sorriso verso un futuro che la vita racconta bruscamente. Quanto al tempo, lui la segue. Non è via e non è coraggio, perché donna sa a quali regole si sottopone il suo passaggio e senza intenzioni diverse da quelle di mirare a raggiunger le stelle, procede convinta nei suoi portamenti a render la vita un falò, con fuochi ardenti. Instabile e incerto il tempo, a cavallo attraverso il vento, continua la sua corsa che non si vuole fermare per raggiungere quanto più gli pare il dolce suono del verbo “amare”. Forse è follia in mezzo all’agitazione, ma il tempo vuole sposare Amore e soltanto a grandi passi può riuscire a raccogliere il frutto delle sue sementi, per far sbocciare un fiore dei petali variopinti. Inarrestabile fugge lei, che attraverso la sua vocazione si sposta in pellegrinaggio di vita in vita per sfiorare e guarire con le proprie dita il dolore di ogni ferita e quegli ostacoli che restano da sorvolare, tra il corpo di un uomo e quello di un animale, si mostrano effimeri per Amore, che ha bisogno solo di dissetare il deserto di ogni cuore. Si pensa non si possa realmente scappare da un qualcosa di esterno che appone barriere, che di fatto ci sia sempre un modo di stabilire nuove frontiere. Amore ha però capito viaggiando che l’obiettivo più grande che si possa mai essere soddisfatti di aver raggiunto è quello di aver provato, anche solo per un singolo momento della propria vita, la sensazione di aver vissuto. Aver vissuto per davvero, libero e slegato da tutto il resto.
Da questa storia si può imparare che non esiste una misura attraverso la cui amare. Che questa sensazione di libertà, forse, è l’unica ricerca da dover fare e che in fondo il tempo non è altro che è uno spasimante di Amore, un’emozione troppo grande per essere contenuta nel tempo di vita di un solo cuore.
Durante quest’ultimo periodo mi sono sentito in difficoltà verso tutto e con tutti.
Sono sempre stato, fin da piccolino, un ragazzo sereno e sorridente nei confronti della vita.
Anche nei momenti più duri; soprattutto in quelli più duri.
Questa volta, però, è stato tutto così diverso; mi sono sentito per la prima volta come in bilico.
In questi mesi difficili, ho dovuto scegliere, giorno dopo giorno, tra il percorrere una strada piena di difficoltà, ma sicuramente anche ricca di soddisfazioni, e una strada solo apparentemente priva di difficoltà, ma sicuramente deludente su tutti i fronti.
Non mi era mai capitato prima di dover prendere una scelta così importante nella vita e anche adesso, mentre cerco di mettere in ordine le idee, non è facile trasmettere l’importanza di ciò che mi è accaduto. Una scelta che nell’ultimo periodo mi ha fatto riflettere molto su ciò che mi circonda.
Dopo troppo tempo che stavo male, che non riuscivo a esprimermi al cento per cento, ho deciso di mettere da parte tutte quelle cose e tutte quelle persone che mi facevano sentire inadeguato, fuori luogo, in ogni situazione. La verità è che, molto spesso risulta per noi molto più facile pensare che il nostro malessere derivi solo da noi stessi.
Per troppo tempo ho pensato a tutto questo e ho sbagliato.
Il nostro malessere, spesso, non è dovuto solo a noi stessi o alla nostra incapacità di reagire in certe situazioni, ma anche soprattutto ad altri, persone malvagie che ti fanno stare male.
Ho superato finalmente questo periodo con il sorriso e sono felice come non mai.
Ho capito che nella vita si può cadere improvvisamente anche molto violentemente
L’importante è rialzarsi, rialzarsi nel miglior modo possibile e andare avanti.
Tra qualche mese potrò ripensarci e sorridere. Sorridere per aver toccato il fondo e essere stato in grado di rialzarmi; perché ciò che realmente è importante nella vita è ammettere le proprie debolezze e provare a superarle. Non abbiate mai paura di riflettere su voi stessi e su ciò che vi circonda.
Vi farà solo vivere meglio.
Quanto tu, anima triste, ricordi la mia ai vecchi tempi, quando per un attimo di effimera gloria avrei dato l'oro scambiandolo per pane, ma se c'è una cosa che m'aggrada nel vedermi differente, v'è che il mio animo le origini non le scordò mai, diverso dai tuoi abiti dei quali hai deciso di spogliarti per renderti più attraente, più seduttrice.
Adesso i miei occhi con tristezza ti guardano, manco con quell'eterna tenerezza che pur il cuore riesce a stringer bene, bensì con pena e non me ne duole, ma non me ne volere.
Devo dir che quando la ragione decide di strappar la parte sua, un poco guardandovi vi sto vicino, a te e all'anima tua fragile che non siete riuscite a guardarvi nell'intorno, aprendo gli occhi e capendo che quell'oro ch'ogni luce rifletteva, forse, era solo un fragile e pericoloso specchio vetrato.
Di questo però te sarai accorta sol in secondo luogo, come quand'io decisi di bruciarmi perché attratto da quell'idea che prometteva pace e armonia, ma era un travestimento.
Quando ti vidi fuggire correndo verso ciò che più t'attraeva, senza desii, spogliata di te stessa e priva di temperanza e ragione provai disprezzo, ma non mi volterò da parte opposta quando udirò da lontano le urla della tua anima che reclamano aiuto dopo aver bruciato le proprie membra, rendendosi conto che la ragione, forse, avrebbe potuto farti vivere in ciò che più t'aveva promesso quella dea che provò a sedurti.
Oh, almeno tu anima che leggi non cader in inganno, mi scottai con quel fuoco indomabile che tutte cose prometteva, ma c'è chi si bruciò e mai fece ritorno.