Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Ricordi

    Ti ricordi, quel luglio,
    il calore che scioglieva la tua pelle rosea sull’asfalto; la punta delle tue Converse che accarezzavano il catrame;
    mentre mi guardavi, con una sigaretta in mano, il fumo che annegava il tuo sguardo?
    Ti ricordi?
    Mi ricordo dei tuoi occhi, che non provavano ad amarmi;
    Mi ricordo quel corpo, il tuo, familiare ma sempre nuovo;
    e cercavo di cambiarlo, trasformandolo in qualcosa di nuovo, per vedere se non ti avrei amato lo stesso.
    Mi ricordo la cenere nelle mie labbra, mentre aspiravo il cancro dalla tua Marlboro, pensando che, forse, farebbe meno male rispetto a questo.
    Tengo dentro quel fumo, fuoco, cenere, finché i miei polmoni non bruciano; finché non mi prendono il respiro e lo fanno loro, rendendolo pioggia.
    Forse cerchiamo sempre di riempire noi stessi con qualunque cosa per colmare quel vuoto, perché è meglio che sentire quell'abisso dentro di noi finché non capiamo che è impossibile, e ci brucerà.
    “Hai un fuoco dentro di te che mi scalderà finché non diventerai cenere” tu mi dissi con gli occhi.
    Ti ricordi di me?

    Viola Rigoni, 3Q