Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Tempi di guerra

    Sapete qual è una cosa divertente?
    Che ci sono persone alla quali l’esperienza “andare a scuola” è piaciuta tanto e si aspettano che anche altre persone abbiano la stessa esperienza positiva.
    Queste persone riescono a trovare divertenti perfino le espressioni matematiche chilometriche e pensano che il solo mettere piede in classe o a scuola sia l’inizio di un “piacevole” viaggio in treno.
    A volte la gente e a volte anche la mia famiglia mi chiede “ma perché sei così tesa in classe?”.
    La verità è che non per tutti la scuola è un “piacevole” viaggio in treno.
    Io sono una di quelle persone. Sono vittima di bullismo fin da quando ho messo piede in una scuola, sia elementare che media, e tutto ciò è “finito” solo quando sono arrivata alle superiori. Ho iniziato a isolarmi un po’ dalle persone e a tenere la guardia alta quando sono in mezzo a loro e parlo con loro.
    Per me la scuola non è un viaggio in treno, non lo è mai stato: è un campo di battaglia dove ognuno osserva le mosse degli altri e dove se fai un passo falso per te è finita.

    La regola principale è di non mostrare niente di te perché i tuoi compagni o professori possono usare i tuoi interessi, i tuoi sentimenti e le tue debolezze contro di te e “attaccarti” e tu non vuoi questo.
    Non vuoi che succedano di nuovo le cose che ti sono successe in tutti quegli anni di scuola.
    La seconda regola è adattarsi e sparire nella massa: in questo campo di battaglia non necessariamente gli studenti combattono solo contro i professori che mettono 4, gli studenti combattono i loro stessi
    compagni di classe.
    Le uniche alleanze che si formano in questa guerra sono tra persone simili, che si annotano tutti i comportamenti dei compagni, notano chi è “diverso” dalla massa e, come in una giungla, lo attaccano e lo distruggono. Per sopravvivere bisogna rimanere il più neutrale possibile nei comportamenti, interessi e nelle opinioni espresse. Se ti mostri diverso sei una preda facile per il gruppo dominante e anche i tuoi “amici” ti voltano le spalle e ti lasciano da solo.
    L’ultima regola: quando parli con gli altri o se vieni interpellato, tieni la guardia alta così da evitareàdi infrangere le regole precedenti per difenderti in caso di attacco.
    Ricorda che la gentilezza non è dovuta in ogni caso e in qualsiasi situazione: se le persone ti trattano male, hai diritto a trattarle male pure te.
    Se qualcuno morde tu devi mordere più forte, così che la prossima volta quel qualcuno ci penserà due volte prima di morderti di nuovo.
    Ricordo ciò che è successo l’anno scorso con il progetto di alternanza, ho reagito molto “vivacemente” all’offensiva dei compagni e da quel momento nessuno ha mai più provato a rifarmi una cosa come quella. Quindi non bisogna avere paura di ripercussioni, bisogna reagire anche perché dà molta soddisfazione. Spesso mi dicono: “è successo tutto nel passato, mettici una pietra sopra”
    Io l’ho fatto e questo mio modo di pensare è solo il frutto delle mie esperienze scolastiche e delle mie ansie e paranoie.
    Ammetto che tenere la guardia alta per 6 ore dal lunedì al venerdì è molto stancante, però posso farlo se serve per tenermi al sicuro e per evitare che le cose che mi sono successe in passato mi possano ricapitare. L’ho fatto per 5 anni, posso resistere anche adesso. Tanto ormai mancano solo 6 mesi.
    Ilaria Pesciullesi, 5C