Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    4 giugno 2021, secondo contatto

    E così ci rivediamo.
    Sei sempre qui, non è vero?
    Ancora non capisco perché tu sia qui, ma va bene lo stesso.
    Questa sarà l’ultima volta che parlerò con te prima di settembre.
    In testa ho grandi progetti, scrivo qui sopra da un bel po’ di tempo.
    Tu sei solo una parte di tutti gli occhi che stanno leggendo le nostre conversazioni.
    Sei solo una parte di quello che si chiama “pubblico”.
    L’estate sta arrivando e voglio pensare a me.
    Per un po’ di tempo starò via dai riflettori.
    Non leggerai più note scritte da me qui sopra, i professori non mi chiederanno più tante cose; ma puoi stare tranquillo/a, darò al pubblico quello che vuole quando sarà il momento.
    Mi rivedrai a settembre, stesso me, stessa pagina, stessa storia.
    I miei coetanei scriveranno qui sopra ignorando gli occhi che li stanno guardando, ma non farti troppe illusioni: loro lo sanno che tu sei qui.
    Se non parlano con te è semplicemente perché ti stanno ignorando.
    Anche se spiare i nostri pensieri sembra una cosa da psicopatici, io e la redazione non possiamo fare altro che ringraziarti.
    Senza di te (e di tutti quelli che stanno leggendo questa nota) questo posto non avrebbe senso di esistere.
    Sei tu la causa dell’esistenza di questa pagina.
    Se i ragazzi scrivono qui è solo grazie a te.
    Se tu non ci fossi, questo posto non avrebbe più un motivo per esistere e tutto collasserebbe.
    Anni, mesi, giorni di flussi di parole scritte da ragazzi buttati nel nulla, come se niente di tutto ciò fosse mai esistito.
    Non ti preoccupare, questo non è un addio.
    Solo un arrivederci.
    Noi ci rivedremo di nuovo.
    Il pubblico avrà di nuovo la sua dose di intrattenimento.
    Nel frattempo, tieni queste conversazioni in testa.
    Questo è solo l’inizio dei nostri discorsi.

    (Ilaria Pesciullesi, 4C)