Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Senza titolo

    La sensazione di scrivere, la penna in mano, l'odore della pagina del blocco note. Il rumore della penna contro il foglio è una sensazione che mi piace tantissimo.
    Ma anche riscrivere tutto a computer, il rumore dei tasti che si attivano, la velocità con cui procedo.
    L'idea che si manifesta mentre scrivo: prima non so nemmeno come partire, ma poi quella parola e giù, butto giù tutto ciò che penso.
    Scrivo, cancello, riscrivo, aggiungo un punto, una virgola. Rileggo tutto da capo ed inverto l'ordine, poi continuo.
    Tutto perfetto, la musica nelle orecchie, tutto va alla grande fino a quel momento…
    Fino a quando metto l'ultimo punto e sono convinta di aver finito, di aver detto tutto quello che avrei voluto dire e non devo aggiungere altro.
    Sì, tutto perfetto, e poi boom.
    Il testo è pronto per essere inviato… eppure non posso farlo perché manca qualcosa.
    Quello spazio vuoto sullo sfondo nero che non riesco mai a riempire.
    La prima parte, la prima cosa che tutti leggono, nessuno escluso.
    Eppure, rimane vuoto.
    Lo spazio del titolo. È vuoto, e lo rimarrà finché il post non verrà pubblicato. Ma il titolo non è uscito dalla mia testa, non l'ho pensato io.
    Non ne trovo mai uno. Butto fogli su fogli, cancello e riscrivo tantissime volte prima di arrendermi e di inviarlo con la solita scritta: "(titolo)".
    Clicco "invio" nella mail e aspetto che il messaggio venga inviato.
    "Beh, dai, forse ci riuscirò la prossima volta…"

    (Alice Maestrini, 3H)