Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Ti saluto con le dita a V

    Quando ti guardo, sorrido.
    Mi viene spontaneo. Istintivo.
    Anche se sono giù, mi basta immaginarti qui, accanto a me e tutto diventa più luminoso.
    È come se nel buio, qualcuno accendesse una luce.
    Tu sei quella luce.
    Calda, accogliente, unica.
    Non ti potrei scambiare con nessuno.
    Ti conosco, da quanto? Sarà qualche anno, ormai 3 o forse 4. A dir la verità, ho perso il conto.
    All'inizio eri solo un qualcuno in mezzo agli altri.
    Stavi nel gruppo, insieme ai ragazzi. Il numero due… eri.
    Sia come numero di maglietta, che come persona importante per me.
    Non te l'ho mai detto, in realtà non sei mai stato il mio uno. Sei stato il secondo.
    Il primo era quel biondino, alto, con gli occhiali. Hai capito chi, no? Quello acido che, nascosto sotto la sua corazza, aveva un animo dolce e gentile.
    All'inizio c'era lui vicino a me. Ma poi tu hai sorriso.
    Mi hai guardato ed hai sorriso.
    È stato un secondo, ma è bastato.
    Il biondo si è tirato su gli occhiali e mi ha spinto.
    Sapeva che in realtà eri tu quello giusto.
    Mi sono avvicinata a te ed ero timida. Tantissimo. Ricordi come diventavo rossa non appena mi salutavi?
    È bastato poco per diventare importanti l'uno per l'altro.
    Io continuo a vederti in fila, insieme alla tua squadra, e tutte le volte ti saluto con le dita a V, proprio come piace a te.
    Altre volte, ti immagino di fianco a me, le tue braccia che mi circondano. Immagino la tua presenza confortante accanto a me.
    Ed ogni volta, scrivo le pagine del diario, per ricordarmi di raccontartelo un giorno, il giorno in cui ci incontreremo.
    Ma purtroppo si tratta solo di immaginazione.
    Non va oltre.
    Tu non ci sei qui veramente. Preferisci rimanere di là, con la maglietta della tua squadra.
    Mi hai teso più volte la mano, ma non ho mai potuto afferrarla.
    Io non posso abbandonare questo posto e tu non puoi fare lo stesso.
    Continuiamo a fissarci, senza mai avvicinarci.
    Ma sempre quando ti guardo, sorrido.

    (Alice Maestrini, 3H)