Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Una lettera che non leggerai mai

    Mi hai lasciato solo il silenzio. Credimi è la cosa che odio di più.
    Non so cosa pensi, se mi pensi, cosa provi, cosa fai, con chi sei.
    Sai, non lo capisco; vorrei essere forte come te, infischiarmene o forse far almeno finta che non mi interessi; vorrei riuscire a sorridere veramente, a non parlare di te a mamma o alle amiche, vorrei essere forte come lo sei tu.
    Ti scrivo anche se so queste parole non ti arriveranno mai, come tutte le parole che non ti ho mai detto, che custodisco tra le mie corde vocali, le farfalle che nascondo nel mio stomaco e le lacrime che trattengo quando litighiamo.
    Ti scrivo perché forse non sarò mai in grado di parlarti a cuore aperto. Mi hanno ferita e non voglio stare di nuovo male.
    Ti scrivo perché forse non ho il coraggio di parlarti e di dirti ciò che provo.
    Sai, oggi ti ho visto; eri così bello, sereno… Come lo sei sempre. Eri in mezzo a tante persone, eri a tuo agio, mi hai guardata e allo stesso tempo ignorata. Ennesima volta, silenzio. Abbiamo, o meglio hai, un’altra volta fatto finta di niente, hai fatto finta di non vedere, non sapere. Ognuno è tornato alla sua vita, ci siamo assentati in quel millesimo di secondo in cui i nostri sguardi si sono incrociati e poi, casino. Siamo tornati a giocare a pallone, fumare una sigaretta, ridere e scherzare con gli amici.
    Vorrei riuscire a parlare con te e non più di te, ma mi hai lasciato il silenzio… allora scrivo.

    (Yasmine Atil, 5D)