Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Pharmakon

    “Pharmacon”: in ogni cosa c’è il suo opposto. Immaginate me, una ragazza quasi diciassettenne che non conosce neanche una parola di greco, se non qualche lettera infilata nei problemi di matematica, che casualmente grazie ad un video su TikTok viene a scoprire l’esistenza di questo nuovo mondo. È così perché una volta imparato il concetto si guarda tutto in modo diverso. “Pharmacon”, infatti, in greco, significa al tempo stesso sia medicina che veleno, un qualcosa che contiene il suo opposto, un qualcosa che ti cura e che contemporaneamente ti distrugge. Ognuno ha il suo pharmacon, ne sono sicura, ognuno di noi ha quel qualcosa che lo intrappola e che lo libera allo stesso tempo. Se mi chiedessero qual è il mio pharmacon… io, così su due piedi, penserei subito ad una frase: «io mi ricordo tutto». Sì, credo che sia proprio questo il mio pharmacon: la capacità di ricordarmi ogni particolare di qualsiasi situazione. Non so, infatti, se definirlo un pregio oppure un difetto, so che vive in me e basta. Vive in me da molto tempo ma, in realtà, l’ho scoperto da pochissimo. Tutti mi hanno sempre detto di avere una buona memoria, anche se io associavo questa frase sempre e solo allo studio. Non avevo capito, però, che il significato potesse andare oltre. Probabilmente è il mio passato, probabilmente è il fatto che io mi sento sempre in dovere di regolare ogni mio gesto ed ogni mio modo di essere o magari le cause sono forse altre. Do molto peso ai particolari, agli sguardi, alle parole e ai gesti, tanto che li ricordo per anni come se fossero passati solo pochi giorni. Da una parte mi piace questo lato di me, questo enorme ammasso di ricordi accumulati negli anni che mi permette di conservare e di rivivere ogni istante, di curare me stessa e i miei ricordi, dall’altro devo ancora imparare a conoscerlo e gestirlo, potrebbe diventare distruzione. Non sono una persona nostalgica, preferisco vivere il presente e immaginare il futuro piuttosto che pensare sempre al passato, ma questo mio “ricordarmi tutto” me lo impedisce. Nel tempo ho imparato a giudicarmi, in maniera forse troppo severa, perché sono convinta che anche altri abbiano questo pregio/difetto, che magari notino e ricordino tutto di me proprio come faccio io con loro. L’«io mi ricordo tutto» è la mia cura e il mio veleno, la mia quiete e la mia tempesta, è l’acqua e l’ossigeno ed io sono il fuoco. Presto sarà sulla mia pelle ricordandomi di me, perché esattamente come ci convivo adesso ci convivrò sempre: basta trovare un compromesso. Basta trovare il giusto “Pharmacon”.

    (Giada Amoruso, 3D)