Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Oro negli occhi… polvere in tasca

    Un ragazzo sulla ventina d’anni, Sud-americano, pelle scura, né muscoloso né gracile. Si chiama Liam ed è nato in Venezuela da una famiglia numerosa e povera. A malapena possono permettersi un pezzo di pane al giorno, dormono per terra, sul pavimento scomodo e sporco e non hanno uno straccio da impregnare d’acqua per pulirlo. L’acqua come l’elettricità non arriva nelle aree minerarie.
    Ogni giorno, fin da piccolo, si alza presto e si dirige alle cave minerarie, un luogo dove ognuno diventa nessuno e dove ognuno perde i propri diritti, anche la dignità e il nome. Ogni giorno si cala in cunicoli profondi e stretti senza alcuna protezione per 12, 14 ore. Liam estrae oro, materiale prezioso ma niente di quel valore gli rimane nelle tasche. Tutto va nelle mani dei Sindicatos, organizzazioni criminali che hanno il controllo diretto delle produzioni minerarie e godono della corruzione delle forze armate presenti nell’area per poter gestire le attività con soprusi e sfruttamento del lavoro.
    Liam non sa cosa sia una scuola, non sa cosa significhi sedersi a un banco e ascoltare l’insegnante. Non ha mai avuto la possibilità di sfogliare un libro, anche solamente per guardarvi le immagini. Liam non ha mai ricevuto istruzione ed educazione…a fatica sa di esistere, niente di più. Lì dove abita lui quasi nessuno possiede un cellulare e la rete di telecomunicazioni è inesistente.
    Non ha amici con i quali fare una risata, perché non sa cosa significhi ridere, quasi mai è riuscito a farlo, solo quando sua sorella appena nata è riuscita a dire la prima parola: “mamma”. Per lui non esistono vacanze estive, natalizie o qualsiasi altra vacanza si conosca, per lui ogni giorno è sempre più duro, sembra che debba sopravvivere anziché vivere.
    Questa non è vita, è sofferenza.
    Ci sentiamo sfortunati e incompresi se mamma o papà non vogliono comprarci il telefono d’ultima generazione e allora pensiamo allo stato in cui sono costrette a vivere queste persone. Non lamentiamoci di tutto, anche di un semplice scherzo o perché non siamo riusciti a trovare in negozio la maglietta che volevamo, perché molta gente sa cosa è la vera sofferenza ma non ha la possibilità di rivendicare i propri diritti di essere umano. Non ci rammarichiamo delle ore che passiamo a studiare, della noia a volte di andare a scuola perché l’istruzione è l’unica via idonea per migliorare le nostre condizioni di vita. Dobbiamo essere solo felici di essere nati in un Paese che offre e difende questa opportunità di crescita.
    RIFLETTIAMO!

    (Mirco Nelli, 3D)