Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Liberi di pensare

    Francesca, in arte Madame, è una ragazza veneta di 18 anni che ha avuto il coraggio di parlare di temi definiti “tabù” attraverso la sua arte.
    Patrick Zaki, studente universitario in studi di genere e delle donne all’Università di Bologna, incarcerato da ormai un anno in Egitto, perché colpevole di pensarla in modo diverso da chi governa il suo paese.
    Perché mettere uno studente in carcere? E parliamo così troppo spesso di guerre e battaglie dei regimi contro la scuola.
    L’istruzione è l’unica arma che abbiamo. L’abbiamo imparato negli anni, da Courbet che decide di combattere con la sua arte, a persone come Roberto Saviano, Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, che hanno scelto di combattere e distruggere sistemi, senza rispondere alle armi con le armi, ma di sfruttare la forza della cultura, del pensiero e della parola.
    L’Università del Bosforo, Istanbul, vede ormai da mesi i suoi studenti e docenti battersi e manifestare pacificamente contro la nomina del nuovo rettore, in quanto esponente politico, non scelto sicuramente per le sue competenze e non per la volontà di stare DALLA PARTE DEGLI STUDENTI E DEI DOCENTI.
    La scuola è un luogo dove ci si forma, si impara a vivere in una comunità, condividere e convivere, imparare a credere in un ideale e combattere per esso. Combattere per la nostra indipendenza morale, questa dovrebbe essere la scuola.
    Nessuno, eccetto pochi, ha il coraggio di sfidare la società e la politica, quelle grosse macchine tanto belle, quanto spietate. E cosa succede, molto spesso, a chi lo fa? Viene incarcerato, proprio come Patrick Zaki,
    A questo punto non posso non chiedermi; “e il mio Stato dov’è? Se succedesse a me la stessa cosa, mi lascerebbero per un anno rinchiusa in una cella senza un materasso su cui dormire? É il sistema che non va… E purtroppo fin quando accadranno queste tragedie, sempre meno ragazzi avranno il coraggio di battersi e sfidare qualunque cosa, consapevoli che se lo si fa per un diritto, qualsiasi cosa accada, andrà bene.
    Sono diversi i modelli da seguire e credo che l’arte, in tutte le sue forme, sia fondamentale per raggiungere questo obbiettivo. Impariamo a conoscerci ed accettarci per quelli che siamo e se non fossimo soddisfatti del risultato facciamo qualcosa per cambiare, esclusivamente per noi stessi, stare sul divano a sputare sentenze, ripetute a pappagallo, dopo che l’influencer l’ha detto, papà l’ha detto o il professore l’ha detto, non ci renderà migliori.
    “Università terminali del potere”. Riflettiamo.

    (Yasmine Atil, 5D)