Magari hai ragione,
ho paura di cambiare quindi rimarrò sempre la stessa.
E ogni giorno mi ricordi che non sarò mai abbastanza ma io resto,
perché non ho mai provato un sentimento del genere per nessuno prima d’ora.
Ma se mi dici di andarmene,
farò le valigie
e andrò via,
per la mia strada,
o una che non ho mai percorso.
E se mi lascerai
trova qualcuno che ti ami con tutto il cuore
ma non so se ti amerà più di quanto abbia fatto io,
magari a quel punto sarai davvero spensierato, soddisfatto, felice.
E magari io starò ancora cercando la mia strada,
non sapendo dove andare
pensando a te.
cercando di lasciarti andare,
ma sei sempre nei miei pensieri e non ne uscirai mai.
Molte volte mi capita di guardare il cielo e perdermi nel suo immenso. Sono consapevole che nello stesso momento in cui mi soffermo a fissare il tramonto, la luna, le stelle o la pioggia, altri milioni di persone stanno compiendo la stessa azione. Eppure, lui, il cielo, se ne sta lì… nella sua imperturbabile tranquillità… a essere ammirato.
Non sempre, però, riesce a sorridere e quindi mi capita di credere che lui, a volte, sia proprio come me: si perde nei suoi pensieri, specialmente quelli più oscuri e dolorosi, che lo tormentano costantemente, ma rimane in silenzio. Quando, però, diventano troppi e non riesce più a starsene zitto, il dolore, accumulato durante il tempo, ha il sopravvento su tutto e diventa pioggia. A volte piange solo per qualche minuto, a volte per giorni o per settimane, ma quando finisce tutte le lacrime, torna sereno come se nulla fosse successo.
A differenza di me, però, quando lui riceve delle critiche, non ha bisogno di apparire migliore, perché non fa caso agli sguardi altrui. Io lo ammiro, perché non gli interessa cosa dicono gli altri di lui, non gli interessa il loro giudizio e questo mi fa ricordare che non tutte le persone che ci circondano riescono a vedere il nostro arcobaleno, ma questo non significa che non ce lo abbiamo.
Oggi, chi vive a stretto contatto con il mondo dei giovani adolescenti avrà sentito pronunciare migliaia di volte la parola ANSIA. A scuola, per i corridoi o in aula, questo termine è abbondantemente usato, forse abusato.
Tutti, docenti e alunni, parlano di ANSIA. La troviamo elencata in tutte le salse: dalla più conosciuta Ansia da prestazione alla forse meno nota Ansia sociale; dal Disturbo d’Ansia generico alle Fobie da Ansia; dall’Ansia da stress all’Ansia da fobia scolare…
Insomma, questo strautilizzato termine racchiude, evidentemente, una serie complessa di paure/fobie, disturbi e insicurezze che confluiscono in un unico termine: ANSIA.
Cos’è realmente per i giovani? Ho voluto chiederlo direttamente a loro. I ragazzi della redazione OLTRE I BANCHI hanno risposto.
Ansia è una parola che conosco, o almeno penso di conoscere abbastanza bene.
Dico “penso”, ma alla fine, è ciò che mi ha spinto a prendere un appuntamento con la psicologa.
Spesso, durante i compiti, o anche quando devo prendere delle decisioni nella vita di tutti i giorni, sentivo una strana presenza…
Ho già un amico sempre sulla mia spalla chiamato “Dubbio”, che mi parla sempre e dubita di qualsiasi cosa io faccia, perché è quello il suo lavoro.
Ma mi è successo, delle volte, di sentire qualcosa di più grande intorno a me; una presenza oscura e piena di negatività. Me la sentivo dietro, il suo fiato sul mio collo, le sue dita affusolate sfioravano le mie braccia.
Apriva bocca per parlare, come farebbe un qualsiasi essere umano, ma dalle sue labbra usciva solamente del fumo nero.
Subito dopo, mi si appannava la vista e tutto diventava sfocato. Il Dubbio era riuscito a distruggere le colonne portanti della mia piccola casetta, con 4 parole ben assestate. Questa nuova presenza è. Riuscita, e riesce tuttora, ad ottenere lo stesso risultato, solamente avvicinandosi a me.
Ansia per me è un essere tutto nero, che vive dietro ogni persona. Tiene la schiena curva, quasi avesse la gobba, e le braccia le lascia penzoloni davanti a sé, con quelle lunghe dita, quasi a sfiorare terra. Le gambe tremano ed oscillano da destra a sinistra, per scegliere la parte migliore su cui bussare per svegliare qualcuno.
L’ansia è un qualcosa di costante. Dopo che la incontri una volta, difficilmente riesci a fingere che non esista.
Ti accompagna ovunque e non ti abbandona: se, dopo il vostro primo incontro, per caso ti dimentichi di lei, ti bussa tre volte sulla spalla, per poi pronunciare un “Sono qui”, con quella voce bassa che ti ghiaccia le vene.
Ci sono tante, forse troppe situazioni nelle quali l’ansia prende il sopravvento e ci impedisce di vivere e godere a pieno ciò che avremmo voluto; soprattutto riesce a impossessarsi della nostra capacità decisionale e della nostra razionalità.
Ecco, l’ansia per me è un qualcosa di astratto, in quanto la percepisci e la senti, ma non la vedi.
Puoi percepirla in molte occasioni, e come già ho detto molto spesso in troppe; ti annebbia, ti offusca, ti irrigidisce davanti alla possibilità di provare emozioni, ciò essa non è.
Si, per me l’ansia non è un’emozione, ma una conseguenza della nostra fragilità e a volte della nostra insicurezza, che ci porta ad assumere atteggiamenti involontari e insoliti.
Sostanzialmente penso che l’ansia non derivi quindi da impulsi e fattori esterni, ma che sia un qualcosa che involontariamente creiamo noi.
È vero, è strano pensare che l’ansia, reputata da tutti come sensazione di debolezza e di paura, possa essere originata da noi, ma io penso questo, in quanto molto spesso proprio per riuscire a vivere a pieno ho bisogno di provare ciò che in realtà a molti crea angoscia.
Proprio perché penso che ciò derivi da insicurezze personali, sostengo che se noi riuscissimo a trasformare quest’ultime in punti di forza, potremmo riuscire a vivere anche l’ansia, arrivando poi a considerarla perfino come una compagna di vita.
Quindi, non perdere tempo a eliminarla, semplicemente (anche se semplice non è), prova ad accoglierla nella tua vita, senza avere la presunzione di sconfiggerla, ma la volontà di convivere con essa.