sono spenta,
dentro e fuori;
perché lo devo fare?
non ho risposte,
grinta,
voglia,
motivazione.
mi sento morta dentro;
mi ripeto che passerà,
questa non sono io.
Irene Calà, 3D
sono spenta,
dentro e fuori;
perché lo devo fare?
non ho risposte,
grinta,
voglia,
motivazione.
mi sento morta dentro;
mi ripeto che passerà,
questa non sono io.
Irene Calà, 3D
Come usciremo da tutto questo? Come usciremo da questo periodo? Mi chiedo in questi giorni.
Domande alle quali non riesco proprio a dare una riposta.
Non riesco proprio.
Non voglio passare come drammatico, ma credo che ormai questi due ultimi anni ci abbiano definitivamente trasformato, come se avessero congelato le nostre vite con scadenza a tempo indeterminato.
Ci siamo abituati purtroppo a vivere una vita totalmente diversa da quella di prima, nonostante gli sforzi di ciascuno di noi a recuperare qualcosa rimasto nel passato.
Ho la netta sensazione che quella che stiamo vivendo sia una realtà così diversa da quella che abbiamo vissuto in precedenza, quasi da non ricordarcene neanche.
Tutto ciò mi preoccupa, però allo stesso tempo mi fa vivere il presente con il sorriso.
Mi preoccupa il cambiamento dei nostri stili di vita, dei nostri caratteri e personalità, del nostro aspetto fisico che non è da trascurare perché incide molto anche sull’aspetto psicologico.
Vivo il presente con il sorriso perché sono curioso di ciò che ha in serbo per noi il futuro.
Vivo il presente per pensare al futuro e fare ogni tanto un tuffo nel passato per vedere quel Niccolò.
Il Niccolò di due anni fa. Una persona che messa confronto al me di adesso, non riuscirei neanche a immaginare come fratello.
Questo è frutto del cambiamento, del mio cambiamento, del mio percorso di vita.
Il tempo scorre e ci spaventa e a me, in particolare, spaventano molto le sue possibili conseguenze.
Nei momenti più dolorosi di questo periodo ho pensato di non riuscire più a trovarmi e ad essere me stesso. Adesso, però, mi sveglio al mattino e penso a quanto sono fortunato.
Può sembrare una frase banale e scontata, ma vi assicuro che non lo è.
Mi sento fortunato perché mi sveglio in un posto sicuro; il mio presente non è fatto di bombardamenti e conflitti. Non oggi, almeno.
Mi sento fortunato perché sento di avere accanto delle persone care che difenderei ad ogni costo da qualunque pericolo.
Impariamo a vivere il presente con le persone che ci fanno stare bene e solo così forse un giorno ne usciremo.
Non temete!
Niccoló Brunori, 4D
Io non ci riesco.
Non riesco a dimenticare niente, non riesco a superare uno sbaglio, un errore, un torto; non riesco proprio a dimenticarmi del passato.
Molte volte mi capita di pensare, ripensare e rimuginare più volte su ciò che mi è successo, e nel frattempo penso a tutte le cose che avrei potuto fare, dire, esplicitare; penso che se avessi detto o fatto qualcosa in quel momento, adesso non sarei qui a fare ciò che sto facendo, magari la mia vita sarebbe diversa.
Penso veramente troppo al passato, e facendo ciò i miei dubbi, i miei rimpianti, i miei pentimenti e rammarichi diventano sempre più grandi, ma soprattutto insuperabili.
Tutto ciò, non riuscendo a scordarlo, lo porto con me nel presente…come se avessi una valigetta del passato che vive insieme a me.
Recentemente ho letto una frase del tipo “Il passato non è passato se ancora è qua, a rubarti il respiro”, ed io non posso fare a meno di esserne consapevole.
È vero, il passato non è passato se ancora pensi, rifletti, ragioni e ti scervelli per capire le cause e i motivi per i quali in quel momento abbiamo preso una determinata decisione, o abbiamo reagito in una determinata maniera.
Però, è ora di smetterla.
O accetto il passato e vado avanti, o altrimenti mi ruberà il respiro per sempre.
Mirea Cerini, 3D
G:
“Oggi ho parlato di Lui in classe, durante l’ultima ora, in un momento intimo. Non sono abituata a farlo, non pensavano sarebbe stata così dura. Ha fatto male, ma sono sicura della bellezza di questa cosa, di riuscire a farlo continuare a vivere attraverso le nostre azioni/di noi…”
V:
“È una cosa positiva. Quando parli con qualcuno e in pubblico, anche semplicemente con poche persone come oggi, la tua mente sa già che quella cosa ti ha fatto male, che ti ha fatto piangere, che ti ha creato un buco profondo che è buio e che non vede la luce perché quella luce è andata in cielo e non può più brillare in terra e renderti felice come vorresti. Quando ne parli cerchi sempre di trovare un modo per spiegare come fai ad affrontare questo mostro sapendo già da sola che la tua paura è talmente più grande della voglia di affrontare il mostro che è come se ti arrendessi, ma ci vivi. Ogni volta che ti dico che devi sorridere per 3 è perché già so che farlo fa male, che fa rabbrividire, che ti colpisce in ogni singolo punto del corpo... fa male ma te sei sempre riuscita anche nei momenti estremi a batterti da sola la spalla per andare avanti, hai sempre evitato di pesare sugli altri perché magari anche loro avevano il tuo stesso dolore. Parlare fa bene, ovviamente quando te la senti, ed io sono qui anche semplicemente per una cavolata, anche semplicemente per una risata, di quelle nostre, di quelle che al solo sguardo ci fanno felici come pazze.
Sono qui per dirti che lui vive dentro di te.”
Giada Coveri, 4D
Mi sono accorta che non ci fermiamo mai a guardare attentamente. Siamo sempre così frettolosi: ci fermiamo solo a vedere, ma raramente osserviamo.
Grazie ai media, siamo molto informati su quello che succede dall’altra parte del mondo, ma non ci rendiamo conto di ciò che accade intorno a noi. Con questo voglio dire che vediamo ciò che succede ma non lo osserviamo e facendo così abbiamo solo una conoscenza poco accurata.
Col tempo abbiamo perso la capacità di cogliere i dettagli, forse perché ci sono tante cose che possono sembraci ovvie, ma se le osserviamo bene ci rendiamo conto che ci sono dei particolari a cui non abbiamo mai prestato attenzione e possono cambiarci il modo di vedere quell’oggetto, persona o luogo.
Molto spesso tendiamo a dare dei giudizi affrettati su un’opera, un posto, un cibo o qualsiasi altro elemento, perché vediamo e niente di più. Proprio perché siamo così superficiali, attaccati agli oggetti materiali e alla tecnologia, ogni tanto dovremmo osservare… coinvolgendo ogni singola parte di noi e cogliendo più particolari.
Giulia Materi, 3N